Viste le numerose, ripetute e ingloriose sconfitte, il re Eugennone riunisce una banda di eroi per cingere d’assedio il campo della grande Testroia.
Con la protezione dei sacri parastinchi e il sostegno delle ali, vi narro delle valorose gesta della Testacciade
EUGENIO: (capitano) O Eugennone, re di Micene, salpando, baldanzoso, dal porto amico credevi di tornare vincitore ma per te l’arcigno fato avea in serbo una triste sorpresa. Le tue insegne sono ormai calpestate e dal porcaio sei allontanato come untore di malasorte.
PAOLINHO: L’ingegno è arma solida nel capo di Paoulisse che con equino inganno prova a finger resa per portar mortale attacco. Ma da memoria non è sorretto, nel non rimembrar che in terra di Testroia è antica usanza bruciar cavalli per far dono a Dio Traversa e non scontentar le ancelle Pali.
MARIO: Il savio Mariolao, addolorato, abbandona la natale terra. Costretto a battersi, per l’onore altrui, è sempre il primo negli assalti. Il profeta Falcao, leggendo i tacchetti dei calzari, aveva taciuto l’orrenda sorte. Eroe trafitto da mano amica fa ritorno in patria con cavalli alati .
MARCO: Figlio della Dea Tripletta e di Quasigoal, Marchille pié veloce coi suoi Mirmidoni è un uomo solo. La sua furia imperversa nella battaglia e le sue gesta sono raccontate dai più vecchi. I sicari lo colgono in anticipo e con umana astuzia ne trafiggono il tallone.
GIACOMO: (capitano) Giovane principe di Testroia, irride gli Dei e schernisce i saggi. Oscura malattia sembra affliggerlo, le sue membra sembrano abbandonate a destino buio. Pargiacomo, slegato dai lacci del perfido dio Marcatura, riconsegna alla sua terra la vittoria ed è incoronato con l’odoroso alloro.
ROSARIO: Capo fiero e voce schietta, il colpo a segno il suo piede porta. Degli eroi greci non ha timore e dell’avversario suo è assalitore. Il suo urlo di battaglia fa compattare la testuggine e assale di terrore chi fronte a lui si trova. Nobile Rosararcante epica figura .
PAOLO: Principe fratello, Pettore il guerriero, scelto tra le fila per fronteggiare le singole tenzoni. L’occhio fermo nella lotta come lo sguardo dell’aquila assassina, che silente afferra la sfortuna. I suoi oppositori perdono la ragione nel veder tanta sicurezza nella lotta più aspra.
MARCELLO: La sua figura è come il Fato, giudice di buona o cattiva sorte. Muove verso i suoi prediletti e sovrasta a chi è lui nemico. Come mano invisibile ai mortali, volge lo sguardo verso chi, nel campo, dona il giusto sacrificio.
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